Sfida: professionista-volontario

E’ la mia sfida, che diventa proposta di sfida rivolta ad altri professionisti. E’ anche sfida personale perché non è semplice abbinare le due qualità e riuscirci, trovando equilibrio tra i vasi comunicanti di una storia professionale, quasi esclusiva, e un percorso di animazione sociale, che è stato alimentato per molti anni da diverse e particolari modalità di volontariato.

Non è semplice per tanti motivi.

Credo che pesi molto nella mia storia la pluriennale esperienza lavorativa presso una stessa azienda appartenente ad un settore, quello del credito, avente specifiche peculiarità non più dissimili, almeno nell’ultimo decennio, da quelle appartenenti per esempio ai settori industriali e commerciali o del cosiddetto terziario avanzato.

Unica azienda, ma azienda dai volti diversi e in continua trasformazione (basta verificare in tutto il settore citato la quantità di piani industriali spesso, dal 2003 in avanti, tra loro in sovrapposizione).

Quindi unica azienda, ma non unica esperienza, anzi, molteplici vite professionali, e non solo per le diverse inevitabili “geo-localizzazioni” (1).

Pesa molto l’esperienza specialistica di almeno trent’anni di gestore-mercati esteri e poi consulente privati-famiglie e imprese, di cui gli ultimi ventidue con funzioni manageriali (2).

Il peso, inteso come valore, permane oggi non solo per le abilità accumulate, ma soprattutto per le esperienze vissute nel continuo cambiamento in atto, talvolta esasperato, e per la sistematica e continua relazione con molte persone, nell’assetto interno all’impresa (colleghi quali clienti interni) e nel mondo dei destinatari dell’offerta aziendale (clienti esterni).

La questione è sempre stata, per me, complessa e lo è oggi anche per la continua interazione con uno stile di vita da molto tempo improntato all’esperienza del volontariato sociale.

Ho sempre trovato un senso in tutto ciò nella personale visione di integrare l’impegno profit, legato alla mia adesione all’azienda datrice di lavoro, con il mio desiderio di “aiuto sociale”, realizzabile soprattutto nell’impegno non profit, a sua volta legato alla crescita globale delle persone, detto in senso molto generale.

Da quando, qualche mese fa, non dipendo più da un’azienda, si sono chiarite molte cose in me.

Non nascondo che sono ancora un po’ in pausa di riflessione in quanto mi sono imposto di non prendere nessuna decisione senza una chiara immagine del futuro.

E’ pur vero che non resto fermo e che ho cominciato a dare maggior corpo ad un processo personale di sviluppo che prevede studio, riflessione e molto confronto con persone, colleghi e gruppi, ma anche “laboratorio” di idee e progetti (3).

Dopo 40 anni circa nel volontariato, con impegno civico, sindacale, amministrativo, politico, sociale, e dopo 22 anni di management in una primaria azienda, negli ultimi 10 anni ho conosciuto, approfondito, studiato, e, soprattutto, praticato il counselling quale strumento di “relazione d’aiuto”. E’ anche questa una cosa che non prevede un arrivo, ma un continuo allenamento di pratica e di ricerca.

Cercando di ben gestire ogni ansia, riparto oggi da me stesso e dal counselling.

Sperimenterò, e lo proporrò ad altri, il volontario-counsellor professionista.

Il mio sito web, www.AiutoallaPersona.it, che in un certo senso oggi presento, è la “prima pietra” di questo viaggio.

Sinceramente ora non so dove mi porterà, ma, ne sono certo, il bello sta nel viaggio.

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Gianni Faccin

Counsellor AICo Professionista

iscritto all’albo regionale AICo n. 54 del 19/1/2014 ai sensi della L. 14 gennaio 2013, n.4

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Note

1. In 38 anni di azienda tolti gli incarichi iniziali (sportellista per 4 anni) ho potuto assumere negli altri 34 anni 20 incarichi distinti di cui 10 tra direttivi e dirigenziali. Da un punto di vista geografico tali incarichi hanno impattato su 16 sedi distinte.

2. Le principali funzioni manageriali sono state: vice direttore di agenzia 2 anni, direttore di agenzia/filiale 7 anni, responsabile di mercato 3 anni, direttore di territorio 9 anni, direttore di distretto 2 anni e direttore centro sviluppo 1 anno.

3. E' in corso una fase di studio, per una progettazione ancora allo stato embrionale, mirata a creare una rete di professionisti che condividano l'aiuto alla persona come visione, che puntino a co-progettare una serie di eventi esperienziali con scopo riportare la "persona al centro" attraverso i laboratori, e che sperimentino nuove modalità nella relazione d'aiuto.

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