Il succo del counselling

Inizio con questo articolo una nuova fase del blog.

Mi propongo di entrare nel tema oggetto del titolo da un lato in modo particolare e spero originale, e, dall'altro, di cominciare ad offrire degli spunti decisamene personali, legati ai miei studi e alle mie esperienze. Finora infatti ho riportato molte fonti dottrinali, storiche ed esperienziali che ci tenevo a focalizzare. Mi è piaciuto mettere tra loro a confronto gli approcci di sei delle sette associazioni di categoria che operano in Italia secondo i precisi dettati della legge e che aderiscono a Federcounseling (Italia) e a EAC (Europa).

Non ho preso in esame la settima, AProCo, mentre ho fatto e farò ancora riferimento e ricorso alla mia associazione professionale AICo.

Counselling è una parola difficile da tradurre. L’involucro è forse poco traducibile, ma il “succo” è assai colorato, dal sapore intenso e con molti principi attivi da scoprire e molti ingredienti da gustare.
Ricordo di aver notato la parola in diversi film in cui l’ufficio del counsellor, con scritta grande e in evidenza, dava lustro ad un’azienda, piuttosto che ad una scuola, piuttosto che ad un ambiente sanitario, in genere americano. Da noi no. Mai vista né quasi mai sentita.
Recentemente si sente più spesso nominare, ma non è chiara ai più.
Nessuno direbbe oggi che si tratta di una delle professioni emergenti.
Lo è stata da tempo in Europa e oltre oceano. Lo è da poco in Italia, dove, come è noto, arriviamo sempre un po’ dopo, forse perché ci piace che sperimentino gli altri prima.
Il counselling viene ricompreso nelle attività riconosciute nel nostro ordinamento dal gennaio 2013 come recita il comunicato sotto riportato (fonte Colap *):
“La legge affida alle libere associazioni professionali, organizzazioni a carattere privatistico ed adesione volontaria, senza alcun vincolo di rappresentanza esclusiva, il compito di valorizzare le competenze dei professionisti ad esse iscritte, attraverso il rilascio di un attestazione di qualificazione professionale che agevola la scelta e la tutela del cittadino/utente”.
E’ senz’altro un riconoscimento importante, pare fossero in tutto tre milioni le situazioni professionali interessate ad essere riconosciute, tra queste molti i counsellor.
Tornerò in altro articolo sulle definizioni che oggi vengono maggiormente premiate,  in questa occasione voglio provare anch'io a definire questa professione.
“Essere counsellor: per me è essere e stare nel campo. Abitare la distanza nelle relazioni. In ogni relazione. Segnatamente nelle relazioni d’aiuto”.

Gianni Faccin

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(note: *Il CoLAP – Coordinamento Libere Associazioni Professionali – costituitosi nel 1999, è una associazione apartitica e senza scopo di lucro che raccoglie ad oggi oltre 200 libere Associazioni professionali, con più di 300.000 iscritti).