Il campo

" Non si può non comunicare" diceva Paul Watzlawick.

E nel film "La leggenda di Bagger Vance" (scena 'vedere il campo') avviene un interessante dialogo tra il protagonista e il suo caddie: "Cos'é il campo?" chiede il giocatore al proprio caddie-consigliere. E il caddie risponde: "Fare in modo di mettersi in contatto con se stesso, trovare la concentrazione ... Ha tanti colpi tra i quali scegliere ... Ma c'é soltanto un colpo che è in perfetta armonia con il campo, un colpo che è il suo, un colpo autentico. E lui sceglierà proprio quel colpo. C'é un colpo perfetto che cerca di raggiungere ciascuno di noi, non dobbiamo far altro che toglierci dalla sua traiettoria, che lui scelga noi".

Il campo è sicuramente uno spazio di energia invisibile che si sviluppa ogni volta che avviene un incontro tra due o più persone.

E' un'energia che dipende molto dalla forza che ciascuna persona mette in gioco.

Due persone quando si incontrano si mettono subito in uno stato di comparazione, diffidenza, attenzione alla prima mossa altrui. Si guarda alla espressione del viso, alla postura, al modo di atteggiarsi e di vestire. Insomma c’è un' analisi che pare una radiografia, il tutto per intuire se ci sarà o no benevolenza, calore, vicinanza; oppure freddezza, distacco, pretesa; oppure interesse, rispetto, attenzione; oppure indifferenza, sfruttamento e via dicendo.
Si presenta uno scenario in cui il “campo” diventa fondamentale.

Pensiamo ai telefonini. Se non c’è campo non arriva segnale, il segnale che conta, quello che mi permette di entrare in comunicazione vera. Se c’è campo i segnali arrivano, magari non perfettamente, ma arrivano costituendo il presupposto perché possa esserci comunicazione avanzata.
Quindi il “campo” è determinante.
Ma il campo viene garantito dalle persone che si incontrano volontariamente o casualmente.
Quindi è importante porsi in modo più naturale e semplice possibile per mandare segnali chiari, autentici e costruttivi.

Chiari perché l’altro percepisca quello che é. Autentici per essere se stessi, come si è in quel momento e non come vorremmo essere.
Costruttivi per riuscire ad affrontare insieme all’altro il percorso verbale o concreto che sta davanti.
Come è noto una delle fondamentali regole della comunicazione è che “non si può non comunicare”.
Quindi se non c’è campo si crea la peggiore delle situazioni che non auguro a nessuno: l’indifferenza.
Non arrivano segnali, ma invece ne arriva uno di sintetico e direttissimo, un messaggio devastante: “non mi interessi!”
Quante volte sentiamo dire: “non mi fa né caldo né freddo”; “fai quello che vuoi, non mi cambia nulla”; “non me ne frega niente”.
L’indifferenza è una delle peggiori manifestazioni umane. Giudica, separa, allontana. Uccide.

Se c'é campo, cambia tutto e si innesta la speranza.

A dir la verità c’è ancora molta strada da percorrere.
Ma c’è speranza.

Gianni Faccin