CONSULENZE [n. 1] - Volontari e Runts

Volontariato e formalità associative: il registro unico nazionale ets

Mi spingo verso questo genere di consulenza perché mi aggiorno costantemente al riguardo e perché ad oggi amo di più il non profit rispetto al profit. E il non profit è la casa del volontariato. Viceversa il profit tende a  strumentalizzare anche negativamente il volontariato e le persone che praticano servizi sociali come volontari.

Si è parlato spesso, da prima della pandemia, di cantiere terzo settore, intendendo i lavori in corso verso quella riforma che avrebbe dovuto portare gli enti non profit, le associazioni, le fondazioni, le cosiddette onlus e il volontariato in generale fuori dalle storiche sabbie mobili in cui ha sempre prevalso l’incertezza sia organizzativa sia fiscale, sia agevolativa sia normativa, sia funzionale sia strategica. E il cantiere ha partorito la riforma, per ora compiuta in parte.

In ogni caso il cosiddetto volontariato ha sempre fatto la propria parte e, come aveva detto qualcuno, potrebbe lui ad essere definito, insieme agli enti non profit,  "primo settore" anziché "terzo". Questo potrebbe apparire come polemica ma la dice lunga su come venga valorizzata una forma di impegno che raccoglie milioni di persone e migliaia di realtà associative, senza alcun ritorno economico a livello individuale e a livello associativo.

Pare che con la nuova istituzione, in atto da pochi mesi, il cosiddetto Runts (Registro unico nazionale degli enti del terzo settore) si sia fatto una grande passo. Ci sono punti chiari e punti oscuri. In realtà non è un passo di poco conto, ma diciamocelo è epocale portare indistintamente tutti gli enti non profit aventi in giro d’affari da poche migliaia di euro a milioni di euro allo stesso trattamento contabile, normativo e fiscale, per quanto con alcune precise ed inevitabili distinzioni.

Ma cos’è il Runts?

Recita il portale del governo italiano: “… è il registro telematico istituito presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali in attuazione degli artt. 45 e segg. del Codice del Terzo Settore (Decreto Legislativo 3 luglio 2017, n. 117), per assicurare la piena trasparenza degli enti del Terzo settore (ETS) attraverso la pubblicità degli elementi informativi che vi sono iscritti. L’iscrizione al RUNTS consente di acquisire la qualifica di Ente del Terzo Settore (ETS) o, a seconda dei casi, quelle specifiche  di Organizzazione di Volontariato (ODV), Associazione di Promozione sociale (APS), Ente Filantropico, Rete Associativa; di beneficiare di agevolazioni, anche di natura fiscale, di accedere al 5 per mille e per specifiche tipologie di ETS a contributi pubblici o  di stipulare convenzioni con le pubbliche amministrazioni; nei casi previsti di acquisire la personalità giuridica. Non possono utilizzare la denominazione di Ente del Terzo settore o quelle specifiche gli enti non iscritti al RUNTS”.

Bene, ci saranno senz’altro benefici nel favorire la trasparenza in un settore ampio particolarmente baciato dalle agevolazioni fiscali. E’ altresì importante che il condizionamento burocratico derivante da tali ed altre innovazioni in arrivo non blocchi quella parte autentica e spontanea che spinge verso il non profit, che è poi la parte buona della nostra gente. Il cosiddetto volontariato.

Il pericolo che le piccole realtà, peraltro ben presenti operativamente nei territori e decisive in moltissimi casi anche nel sostegno e nell’aiuto alle persone/famiglie, dove il pubblico sembra sparito, siano gravate eccessivamente è oggettivo.