Sguardi I: counselling mattone dopo mattone

Con il presente articolo realizzeremo - in momenti successivi - un viaggio all'indietro fino alle profonde radici del counselling. Non è banale questo viaggio, è impegnativo e senz'altro utile.

Infatti vale veramente la pena di ripercorrere storicamente le varie fasi che hanno costruito, mattone per volta, questa nuova professione, che, posso assicurare, non è poi così nuova.

Il presente pezzo vuole ripercorrere il counselling fin dai suoi presupposti, la nascita e le evoluzioni che lo hanno portato all’attualità affrontando anche problematiche che via via si sono presentate.

Prendiamo spunto diretto dal contributo di un professionista in occasione di una giornata di studio organizzata dal Centro Studi Terapia della Gestalt a Milano il 16 maggio 2010 (relazione pubblicata sul sito di Assocounseling che la più grande associazione professionale italiana).

Visto l’importanza di questa relazione pubblicherò per intero il testo suddividendolo in più uscite.

Per comprendere la natura e la diversità del counselling oggi, occorre andare a vedere come il counselling si è evoluto nei 200 anni della sua storia. Le differenze e le contraddizioni che esistono attualmente hanno la loro origine nelle forze sociali e storiche che hanno formato la cultura moderna nella sua interezza.

Tutte le società in tutti i tempi hanno fatto esperienza di problemi emotivi, psicologici e comportamentali, e ogni cultura ha trovato dei modi tradizionali per affrontarli e risolverli. Sembra esserci poca evidenza empirica che il moderno counselling sia più valido o efficace del 'Festival dei Sogni' dei nativi americani Iroquois. Ma il counselling sembra invece essere rilevante per la nostra società attuale.

Da una prospettiva storica, il counselling e la psicoterapia possono certamente essere visti come separati dal punto di vista teorico e pratico, ma vi sono fondamentali ed importanti punti di interconnessione e di similitudine.

Sebbene il counselling e la psicoterapia divennero ampiamente disponibili alla gente durante la seconda metà del 20° secolo, la loro origine si rifà all'inizio del 18° secolo, e alla Rivoluzione Industriale in Europa. Prima di allora la risposta ai problemi emotivi e comportamentali della gente era fornita dalla chiesa, dai religiosi (la confessione cattolica per esempio, che un tempo era di gruppo e poi si individualizzò; vi sono esempi storici di preti che nel 16° e 17° secolo agivano in un ruolo di counselling con i loro parrocchiani) e a livello di comunità locale. La gente iniziò a muoversi dalle campagne, ad andare in città a lavorare nelle fabbriche e iniziò ad essere influenzata dal sistema del sapere scientifico piuttosto che dalle credenze religiose.

Tutto ciò inizia dunque a mutare con l'avvento della Rivoluzione Industriale quando il capitalismo inizia a dominare la vita politica ed economica. I cambiamenti fondamentali nella struttura sociale e nella vita economica e sociale furono accompagnati da altrettanti cambiamenti nelle relazioni e nel modo in cui la gente definiva e affrontava i propri bisogni emotivi e psicologici. Albee scrive: “Il capitalismo richiese lo sviluppo di un alto livello di razionalità accompagnato dalla repressione e dal controllo della ricerca del piacere. Questo significò il rigido controllo degli impulsi e lo sviluppo dell'etica del lavoro dalla quale la maggioranza delle persone doveva trarre un alto grado di soddisfazione dal duro lavoro. Il capitalismo richiese inoltre sforzi personali per ottenere obiettivi ampi e a lungo termine, un aumento dell'autonomia personale e dell'indipendenza. Il sistema dipendeva da una pesante enfasi sulla parsimonia e sull'ingenuità e, soprattutto, dal duro controllo e dalla repressione della sessualità”.

 Si passa psicologicamente quindi da una società centrata sulle tradizioni ad una nella quale venne enfatizzata la 'direzione-guida interiore'.

Nelle società tradizionali il controllo sociale era pubblico e aperto, gestito con il sentimento della vergogna. Nelle società industriali urbanizzate la vita è molto più anonima ed il controllo sociale viene operato attraverso norme e regole interiorizzate, che risultano nel sentimento di colpa nel caso tale controllo venga sfidato.

Si vede quindi come l'elemento centrale della cultura urbana, industriale, capitalistica crea le condizioni per lo sviluppo di un diverso significato dell'aiuto, della guida, dell'orientamento e del sostegno che affronti le confusioni ed i dilemmi esperiti nella vita personale, individuale ed interiore della persona.

Tra il 1800 e il 1890 la popolazione dell'Inghilterra e del Galles che viveva in città più grandi di 20.000 abitanti aumentò fino al 54%.

La gente lasciava le campagne per le città, dunque, e per le fabbriche. Anche in campagna il lavoro divenne progressivamente meccanizzato. Questi cambiamenti economici e sociali di larga scala ebbero profonde implicazioni per tutti i membri svantaggiati e con handicap della società. Precedentemente c'erano piccole comunità rurali, famiglie estese e disponibili che lavoravano a casa o nei pressi dell'abitazione, e compiti che potevano essere svolti anche dai meno abili. Ora c'era la disciplina delle macchine, lunghe ore in fabbrica e la frammentazione conseguente delle comunità e del network famigliare che si prendevano cura di vecchi, ammalati, poveri e insani.

Questa veloce crescita, di necessità, fece sviluppare un sistema di forniture statali per i membri improduttivi della popolazione, conosciuto in Gran Bretagna come il Workhouse System. Gli internati delle Workhouses venivano fatti lavorare condizionati da una rigida disciplina. Ci si rese però subito conto che gli 'insani' erano duri da controllare e rompevano il regime delle workhouses. Nel 1750 un rapporto da una workhouse dice: “[…] la legge non ha definito e fornito nulla di particolare per i folli e deve essere concesso che la workhouse comune parrocchiale (gli abitanti della quale sono persone di una certa età e inferme) sono luoghi inadatti per ricevere tali persone ingovernabili e dannose, che hanno necessariamente bisogno di appartamenti separati” (cit. Scull 1979).

Questi 'appartamenti separati', gli Asylums (ovvero, i manicomi), cominciarono ad essere costruiti dalla metà dell' 800 in poi (è del 1845 la 'Asylum Act'). Questo sviluppo marcò il primo sistematico coinvolgimento dello Stato nella cura e nel controllo degli insani nella società europea. All'inizio gli asylum furono solo luoghi di contenimento e gli interventi di terapia erano rari. In qualche asylum gestito dai Quaccheri, per esempio, si evolse quello che fu chiamato il 'Trattamento morale'. Per il resto le persone venivano trattate e tenute come animali (al Bethlem Hospital di Londra si pagava per entrare a vederli).

Dalla ricerca storica si evince che la professione medica inizia gradualmente a riconoscere che si poteva produrre profitto con il 'commercio della follia', non solo controllando i manicomi finanziati dallo stato, ma anche gestendo manicomi privati per gli insani appartenenti alle classi agiate. Il potere politico della classe medica concesse loro, in Inghilterra, di influenzare i contenuti delle leggi parlamentari che diede alla professione medica il controllo dei manicomi. La sconfitta del 'trattamento morale' può essere vista come il momento chiave nella storia della psicoterapia: la scienza rimpiazza la religione come ideologia dominante che informa il trattamento degli insani.

Nel resto del 19° secolo questo potere della professione medica si consolida e parte di questo processo di consolidamento fu il riscrivere la storia della pazzia. Le forme religiose di cura e assistenza degli insani furono ridefinite 'demonologia' e tacciate d'essere un approccio prescientifico e pre-medico alla pazzia. Furono formulate spiegazioni mediche e biologiche, e tra queste la frenologia, l'indulgenza sessuale e la masturbazione.

Alla fine del secolo la specializzazione in Psichiatria ha il suo posto come branca della medicina, appoggiata da un sistema di classificazione dei disturbi psichiatrici. Iniziano le controversie sul trattamento: è saggio rinchiuderli tutti assieme? Miglioreranno stando tra di loro? Ci furono già voci critiche che condannavano la crudeltà degli asylum, che li ritenevano inefficaci e che affermavano che l'assistenza nelle comunità locali, il territorio dunque, era migliore che l'istituzionalizzazione.

Oggi, nonostante si siano chiusi i manicomi, il dibattito su tale questione è ancora vivo e aperto, e motivo di conflitti di potere e sociali. Ma possiamo trarre alcune conclusioni interessanti e utili da questo, a proposito del nostro focus specifico, e che riguarda l'assistenza e l'aiuto offerto a persone emotivamente vulnerabili nella nostra società post-industriale moderna, e compararle con ciò che accadeva poco prima dell'inizio di quel periodo storico (fine 1700 - inizi 1800), eccole di seguito.

I problemi emotivi e comportamentali divennero medicalizzati;

Emerse un 'commercio della follia', un coinvolgimento di forze di mercato nello sviluppo dei servizi alla persona;

Ci fu un aumento della crudeltà e dell'esclusione nel modo in cui le persone con problemi mentali venivano trattate, e un più ampio controllo sociale;

I servizi che erano disponibili erano controllati da uomini (spesso medici e professioni affini) e venivano usati per opprimere le donne;

La scienza rimpiazzò la religione come cornice principale di riferimento per comprendere la pazzia.

Nessuno di questi fattori fu evidente prima della rivoluzione industriale, e tutti sono ancora qui con noi, in diverso grado, oggi.

Possono essere visti come fondamentali nel modo in cui ogni società industriale, urbanizzata e secolarizzata, risponde alle questioni riguardanti la pazzia.

Per una società dove la razionalità e la prospettiva scientifica sulla vita fu importante, il folle irrazionale, che ha perso la ragione, diventa subito un capro espiatorio, una sorgente di minacce che devono essere bandite e rinchiuse in un manicomio fuori della città.

Focault la definì l'era del confinamento, dove la società sviluppa mezzi di repressione e imprigionamento dei rappresentanti della non-ragione o della sessualità [segue].

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Bibliografia - Fonti

1)     www.assocounseling.it

2)    G. Turra - Relazione al Centro Studi Terapia della Gestalt - Milano 16/5/2010 (Psicologo)