Partecipare oggi

“La libertà non è star sopra un albero non è neanche il volo di un moscone la libertà non è uno spazio libero libertà è partecipazione” – G. Gaber).

Ho sempre amato Gaber e le sue proposte in musica. Oggi lo amo ancor di più perché, come succede per molti artisti, quando hanno recitato, scritto o cantato, hanno posto dei temi che risultano essere, stranamente, sempre più attuali, più passa il tempo.

Erano forse veggenti? Penso fossero visionari di sicuro.

Se partecipazione è una parola sacra, non solo per Gaber, è pur vero che è una parola usata oggi superficialmente, di cui ci si riempie spesso la bocca un po’ tutti, ma che riguarda invece qualcosa di molto importante e profondo per i singoli e per la comunità in cui i singoli sono inseriti.
Per esempio, sono convinto che la partecipazione dei cittadini, nelle sue diverse modalità, sia un elemento generatore della democrazia, altro termine su cui ci sarebbe molto da approfondire, ma fermiamoci su partecipazione che nei secoli scorsi veniva considerata l’unico antidoto per limitare la tendenza delle persone a chiudersi in se stesse e per integrare il ruolo delle autorità.
E’ provato che grazie alla partecipazione le persone socializzano, condividono valori, progetti e obiettivi, divengono più altruiste limitando le spinte individualistiche. In pratica, nelle sue diverse modalità, la partecipazione rappresenta un “ordito fondamentale verso la coesione sociale e alla tenuta della libertà, essendo uno strumento di libertà” (D. Marini – La Stampa 27/9/2017).
Purtroppo, stando a diverse ricerche di recente pubblicazione, pare che tale “ordito” evidenzi un forte arretramento in Italia da parte dei protagonisti, i cittadini, i quali hanno fatto notevoli passi indietro nella partecipazione, e non intendo partecipazione ai partiti politici, in difficoltà da tempo immemorabile, ma partecipazione all’associazionismo, al cosiddetto no profit, al volontariato.
Una ricerca data 2017 di Community Media Research evidenzia che vi sono varie cause plausibili: il pullulare di attività simili crea dispersione e il costo organizzativo è molto alto, gli eventi perdono di originalità e quindi di attrattività; tutte le forme associative vedono intaccata la stessa componente di persone disponibili; esiste la polarizzazione della partecipazione, ossia ogni persona attiva segue più attività.
In conclusione della ricerca, di cui riporto le parole testuali, avviene una crescente divisione fra quanti non condividono alcuna attività e coloro che ne condividono più contemporaneamente. Così oggi abbiamo che chi è disponibile e attivo per iniziative locali (quartiere, sagre paesane) è il 24% mentre era il 44% nel 2013. Chi esce dalle attività aumenta considerevolmente mentre aumenta poco chi esercita il cosiddetto pendolarismo associativo e chi partecipa a più iniziative. E’ evidente che è in atto una vera e propria erosione.
Ai fini della partecipazione, parola sacra ed elemento generatore di democrazia, non è una buona nuova.
Dal mio punto di osservazione, non mi pare che a Schio tale fenomeno sia contraddetto o contrastato. Mi rimane il dubbio, pur consapevole della ricchezza di pregevoli iniziative locali e della presenza di persone entusiaste e protagoniste per la loro concreta e costante partecipazione, di quale sia l’impatto qui e ora dell’erosione in atto.
E’ difficile in presenza di dati limitati o scarsamente attendibili, e di una accentuata personalizzazione delle iniziative, o, nella migliore delle ipotesi, di una parcellizzazione sociale, forse legata alle nuove modalità di relazionarsi, farsi una chiara idea in merito. Molte sono le variabili e gli effetti. E l’effetto “social” come impatta? Di sicuro non è ininfluente.
Di certo ogni associazione dovrebbe interrogarsi su questo andamento.
A mio avviso serve riprendere le fila ripartendo proprio dal valore di comunità e di persona.
Occorre ritrovare vero confronto tra le persone e risalire alle spinte motivazionali che hanno già dato interesse verso il lavorare insieme in comunità.
Occorre ritrovare il senso della comunicazione autentica. Ma tutto questo richiede risposte vere ad alcune domande preliminari.
Che valore siamo disposti ad assegnare oggi alla Comunità (città) e alle Comunità (gruppi, associazioni) di cui ognuno di noi è parte?
Che valore siamo disposti ad assegnare oggi alla Persona, protagonista di ogni comunità?
Sento che occorre ripartire da qui, e vale per tutti.

Personalmente ci sono.

Gianni Faccin

.

Bibliografia - Fonti

1) Gianni Faccin, in FocuSchio - Persona e Comunità, articolo del 31/5/2018