Counselling per cambiare

Ma perché dovrei cambiare? E' una domanda che mi sono rivolto per lungo tempo. Poi pensando che non mi andavano bene moltissime cose negli altri e nel contesto in cui vivevo, ho pensato che forse avrei dovuto fare qualcosa perché il mondo migliorasse, anzichè stare ad aspettare qualcosa o qualcuno, peraltro di indefinito.

E' un po' quello che mi sento dire ancora da tantissime persone. Sono sempre gli altri che devono cambiare, è il mondo che è sbagliato, sono gli altri che sbagliano o che non fanno nulla per migliorare o stare meglio.

Finché, dopo molti tentativi e molti esperimenti, mi sono imbattuto nel percorso di counselling, a me sconosciuto come lo è ancora oggi per gran parte delle persone.

Ne abbiamo parlato, anche approfonditamente dall'inizio di questo blog in cui abbiamo cercato di condividere un sentiero, durante il quale abbiamo assaggiato ripetutamente le componenti, anche simboliche, di un approccio, degustato e sorseggiato vari principi attivi e ingredienti del “succo del counselling”. Dopo tutto questo, potremmo chiederci: va bene, ma che ci facciamo con questa cosa? Come si inquadra ai giorni nostri, peraltro particolarmente grigi, visto la grande crisi globale (valori, relazioni internazionali in seguito alla globalizzazione, comunità sovrane ed istituzionali non più adeguate ai tempi, economia allo sfacelo, regole vecchie quando ci sono, difficoltà ad avere punti di riferimento sia come modelli sia come leader) e la nebbia di incertezza che ci avvolge tutti?
Beh, non ho dubbi si inquadra ancora di più di qualche tempo fa. Ecco allora i presupposti storici e i rapporti con i giorni nostri.

Tradizionalmente la famiglia patriarcale offriva possibilità relazionali a cui far riferimento e faceva da contenitore alle relazioni e alle comunicazioni anche fra persone non legate da vincoli stretti di parentela.
Si pensi a com’era un tempo la famiglia: quando qualcuno aveva un problema, la famiglia “vasta”, in quanto vivevano assieme figli, genitori, zii, nonni, si cercava una risposta nel suo seno; oppure si ricorreva al prete, o al maestro, o al farmacista, o alla comare esperta.
Tali figure aiutavano la famiglia a risolvere ogni questione.
Venivano svolte da tali figure le funzioni di medico, psicologo, consigliere, precettore, educatore.
Col tempo tutto ciò è cambiato e con l’implosione della famiglia patriarcale si è addivenuti alla famiglia nucleare, in cui se c’è un problema occorre arrangiarsi a risolverlo o solamente ad affrontarlo.
Ciascuno è lasciato solo e spesso i problemi permangono, in quanto vengono ignorati, per pigrizia, rassegnazione e per paura.
La rete sociale di un tempo, si è oggi sfaldata, lentamente ma progressivamente.
La famiglia nucleare può sicuramente – ai nostri giorni - appoggiarsi e cercare sostegno nei servizi sociali, ma, pur con tali supporti, è in crisi perché non si è creata nessuna struttura sociale in grado di accogliere e contenere le relazioni tra estranei: per questo la relazione d’aiuto ha una funzione culturale di primo piano nella società moderna. Non c’è infatti abbastanza cultura politica, né di movimenti sociali o di quartiere, c’è poca cultura religiosa e pochissimo associazionismo laico che possano “mediare la distanza fra le persone”: le tradizioni sono diventate rapidamente obsolete, e i maggiori poli aggreganti sono le discoteche o, meglio, i loro surrogati, dove il rapporto fra le persone è mediato tutt’al più dalla musica, e pochissimo dalla parola, o da altri centri come i drink bar o i locali di ritrovo che vanno di moda al momento. Dipende dal percepito di “ciò che fa tendenza”.
I gruppi in cui si raccolgono i giovani sono in genere a livello relazionale primitivo, e, in sostanza, non è disponibile un sistema di comunicazione collaudato su cui fare conto.
Il Counselling si inserisce in questo vuoto culturale come una risorsa e una possibilità di ricerca e di sviluppo organici ai bisogni emergenti, che oltre ai rapporti sociali interessano anche quelli professionali: sono infatti diventati difficilissimi i rapporti fra insegnanti e alunni, o quelli fra medici e pazienti: una volta caduto il mito dell’autorità, questi professionisti sono diventati per l’interlocutore delle persone qualunque, con ben poca credibilità. Uno sviluppo delle capacità di comunicazione è di importanza centrale per queste professioni, e in genere per tutte quelle che trattano con il pubblico attraverso una relazione differenziata. Corsi di counselling, cioè corsi di addestramento alla relazione d’aiuto, sono e saranno sempre più di primaria necessità per diffondere strumenti di comunicazione flessibili e funzionali, che sono indispensabili per una società multidimensionale e multietnica.

Quindi counselling per cambiare. Ma perché dovrei cambiare?

Io ho fatto mio il pensiero di un grande uomo: “Se io voglio cambiare il mondo intorno
a me, devo cominciare a cambiare me stesso” (Mahatm. K. Gandhi).

Gianni Faccin