Counseling o counselling?

La denominazione di quella che è considerata in Italia una professione sconosciuta, ma nel contempo anche innovativa, si può considerare una questione complessa.

Se da un lato non è direttamente traducibile, dall’altro fa riferimento a matrici culturali e storiche ben distinte.

E’ ciò che spiega la doppia denominazione, aprendo delle considerazioni molto interessanti circa le origini del nome e quindi la nascita e lo sviluppo del counselling.

Spiegherò alla fine perché ho scelto la denominazione con le due “elle”.

Qui ricordo che entrambi i termini sono corretti da un punto di vista strettamente grammaticale, ma che c’è una differenza sostanziale che rimanda a fattori culturali e storici.

Il termine con una sola “elle” deriva dall’approccio centrato sulla persona di Carl Rogers ( USA - anni quaranta e cinquanta) e dall’Analisi Transazionale di Eric Berne (Canada - anni cinquanta). Da questi è nata la cosiddetta tradizione americana che ha prodotto appunto il counseling.

In tale ambito riveste grandissima importanza, a mio avviso, il contributo rogersiano che affronterò più avanti specificatamente.

In ogni caso la definizione cui si rifanno gli americani sembra rispondere soprattutto all’esigenza concreta di dare spazio e riconoscimento ad ognuno dei principali

approcci attivi nel campo del counseling e della psicoterapia. Pur rispondendo bene a tal fine la definizione sotto altri aspetti non secondari appare piuttosto generica.

Il termine con due “elle” deriva invece dall’approccio britannico che vive da meno tempo (quasi quarant’anni). E’ questa una tradizione recente che si può considerare vicina alla tradizione americana, in quanto in entrambe l’intervento di counselling viene interpretato senza precise demarcazioni rispetto alla psicoterapia; che pur tuttavia trova un forte segno di distinzione per la delineazione chiara, nitida e peculiare riguardante i valori di riferimento, i principi per la pratica e le caratteristiche dell’attività.

Volendo tentare di spiegare il counselling in una definizione unitaria secondo la tradizione britannica, essa sembra emergere come: una relazione improntata al rispetto ed all’attenzione per l’altro, in cui un counsellor, riconosciuto come tale sulla base di una specifica abilitazione professionale, facilita e supporta in uno o più clienti il processo di esplorazione e chiarificazione di stati emotivi, esistenziali o patologici, o di delimitate aree problematiche legate ad aspetti specifici della vita come il lavoro, l’educazione, le relazioni familiari e interpersonali, la salute, ecc., al fine di migliorare il livello di benessere, autosviluppo e qualità della vita delle persone.

Questo è il counselling, nella tradizione britannica o nel modello anglosassone, ed è l’approccio al quale mi sono avvicinato e che contraddistingue l’associazione professionale alla quale aderisco (AICounselling), fermo rimanendo gli insegnamenti della tradizione americana che promanano da maestri come Rogers, May e altri.

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Bibliografia - Fonti

1)     F. Calvano, La definizione anglosassone del counseling – ACP Studi Rogersiani 2004

2)    G. Faccin, La motivazione comunitaria e il counselling – G.E. L’Espresso 2013

3)    C. Rogers, I Gruppi di Incontro – Astrolabio 1976

4)    C. Rogers, Terapia centrata sul cliente – ed. la meridiana 2007

5)    C. Rogers, Un modo di essere – Giunti 2012

6)    D. Toneguzzi, Introduzione al counselling – edigestalt 2007