Auto aiuto come liberazione
Dice Kurt Lewin: "“Per comprendere o prevedere il comportamento, la personalità e il suo ambiente devono essere considerati come un'unica costellazione”.
La celebre citazione mi aiuta nella riflessione che riguarda l'importanza dell'auto aiuto e dell'aiutare ad aiutarsi.
E' indubbio che quando la persona riesce a far fronte ai propri impegni o alle difficoltà incrociate nello scenario della vita, ovvero quando raggiunge l'obiettivo di essere e di sentirsi autonoma quello che prova nel profondo è un caleidoscopio di emozioni. Per esempio un grande sollievo e una grande soddisfazione accompagnate da un forte senso di "liberazione".
E vengo al counsellor e al suo contributo nel facilitare tutto ciò.
L'essenziale a cui deve fare riferimento il counsellor nel suo approccio al cliente, si può sintetizzare a questo: “aiutare ad aiutarsi grazie alla relazione”, una relazione in cui regni essenzialmente un atteggiamento accogliente, privo di pregiudizi e forze giudicanti, ma brillante di benevolenza, oltre ad ascolto autentico, buona comunicazione (di questo non abbiamo parlato approfonditamente), in modo si proceda insieme nella creazione del “campo” come massima sintonia, che aiuti l’avvicinamento delle personalità, abitando la inevitabile ed originale distanza (condizione reale) nella relazione.
Ecco lo spazio dialogico che vive nello stare sotto lo stesso orizzonte delle cose e dei fatti.
In tale spazio, il counsellor non detiene una conoscenza che è un potere sul cliente. La conoscenza di ambedue ha uguale validità, ed è solo perché il cliente chiede l’intervento dell’operatore che questo può intervenire proponendo punti di vista diversi, allo scopo di facilitare i cambiamenti attesi dallo stesso cliente. Se questi non li accetta, non significa che sbaglia: ha il pieno diritto di ritenere più adatti i suoi punti di vista. Naturalmente anche il counsellor ha il diritto di mantenere i suoi punti di vista, e di dichiararsi incapace di intervenire alle condizioni del cliente.
Il counsellor non ha nessuna voce in capitolo nella vita del cliente se non nei termini richiesti dal cliente. Su richiesta può fornire opinioni, ma si ritiene deontologicamente non corretto che fornisca consigli, anche se richiesti.
In ognuno è sempre attivo un flusso di pensieri e di emozioni, a volte contrastanti, di cui spesso nemmeno ci si accorge: compito del counsellor é aiutare il cliente a riconoscere ed accettare queste sue diverse parti e far sì che imparino a dialogare e a comprendersi. In questo modo le parti, per quanto molteplici e complesse, da una parte prendendo forma, possono entrare in contatto con il mondo esterno, dall’altra, proprio perché hanno forma, diventano materiale di scambio nelle relazioni: cioè in definitiva le persone hanno qualcosa da dirsi.
La più significativa capacità di aiutarsi dell’essere umano é considerata la creatività: un compito fondamentale del counsellor é di promuovere nel cliente l’attivazione della creatività, che si intende come una attitudine naturale.
Gianni Faccin
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Bibliografia - Fonti
1) La motivazione comunitaria e il counselling – G. Faccin - G.E. L’Espresso 2013
2) Introduzione al counselling – D. Toneguzzi - edigestalt 2007
3) Teoria dinamica della personalità - Kurt Lewin - Ed. Giunti