Approccio paradossale

Disse Rogers: “E’ qualcosa di estremamente paradossale: nella misura in cui ciascuno di noi è disposto ad essere se stesso, scopre non solo di stare cambiando, ma che le persone con le quali si relaziona stanno anch’esse cambiando”.

Questo pensiero del grande Rogers mi accompagna dagli inizi dei miei percorsi di counselling e - a ben guardare - su altri fronti di impegno, da decenni e inconsapevolmente.

C'era in me un'intuizione: "non posso aspettarmi che gli altri cambino se non cambio io per primo, se non dò io per primo l'esempio di provarci".

Detto ciò, mi sono chiesto spesso a quale approccio mi riferissi nel mio agire. Ho compreso solo di recente che il mio è un "cammino" e che l'evoluzione sta proprio nel percorrerlo e non tanto nello stabilire regole fisse. Sovente cerchiamo di darci punti fissi di riferimento, ma spesso tali punti contribuiscono a limitare l'espressione delle nostre personali risorse, anche se ci illudono di essere a posto con noi stessi".

Se guardo comunque agli approcci mi sento di seguire una sorta di "integrato", ma questo non mi dà leggerezza. Anzi mi sento meglio nello sperimentare secondo le linee rogersiane e quindi, se fosse necessario schierarsi, secondo l'approccio umanistico-rogersiano.

In pratica Il mio stile personale è inevitabilmente la miscela di vari approcci e orientamenti studiati presso la scuola che ho frequentato, ma soprattutto applicati nelle varie esperienze di tirocinio e di attività di volontariato.
I caratteri essenziali di tale stile sono: accettazione, autenticità e comprensione empatica.
Con tale stile chi offre aiuto sarà trasparente e autentico, in quanto più sarà se stesso e meno si nasconderà dietro il ruolo dell’esperto, più semplice sarà il lavoro di facilitazione al cambiamento del cliente.
Accetterà senza condizioni e pregiudizi i sentimenti del cliente, calandosi in quello che è il suo mondo.
In questo clima di empatia e di trasparenza reciproca sarà più semplice per il cliente esprimere se stesso e crescere costruttivamente.
Anche il concetto di congruenza è qui importante. Infatti chi guida durante i colloqui, deve essere in contatto con il proprio vissuto e la ppropria esperienza e, guardando al cliente, deve essere in grado di comunicargli ciò che prova.
Abbiamo detto che tale approccio riguarda un processo di counselling centrato sulla persona.
Ecco allora come avviene il citato processo, se puntualizzato con precisione:
1. effettuare il contatto iniziale;
2. facilitare e chiarificare il bisogno di cambiamento;
3. valutare la disponibilità al cambiamento;
4. individuare la fattibilità dell’intesa consulenziale;
5. concordare il contratto di counselling;
6. stabilire una relazione collaborativa con il cliente;
7. identificare i problemi e gli obiettivi e formulare un programma di intervento;
8. valorizzare il sistema-cliente e, poi, mobilitare le sue risorse;
9. identificare una o più soluzioni applicabili e progettare un piano d’azione;
10.monitorare;
11.effettuare la conclusione dell’intervento e la valutazione dei risultati;
12.stabilire un programma di manutenzione dell’intervento;
13.pianificare il programma.

Gianni Faccin

.

Bibliografia - Fonti

1) Introduzione al counselling – D. Toneguzzi - edigestalt 2007